10 giu 2015

DAI NIDI ALL’UNIVERSITÀ

Si avvicina la fine dell’anno scolastico e tante sono le questioni aperte e che aspettano una risposta.
In merito al segmento servizi educativi 0-6 due sono le macro questioni che portano con se molti aspetti di criticità:
IL PROBLEMA DELL'ORGANICO. Nelle scuole torinesi nei prossimi 2-3 anni molti maestri ed educatori andranno in pensione: circa 160 maestri e 40 educatori già nel 2015. La crisi economica e le leggi dello Stato limitano le possibili assunzioni, ma il Comune non ha ancora chiarito come affronterà questa emergenza. Secondo le associazioni di genitori a questo problema è legato il sondaggio che il Comune ha fatto fra le famiglie frequentanti quest’anno e nuove iscritte per sapere quanti genitori sarebbero stati interessati ad un’uscita anticipata da scuola dei figli, in cambio di uno sconto del 25% (materne) e 18% (nidi) sulla tariffa della mensa. In realtà, la formula con cui è stata posta la questione non assomigliava affatto a un sondaggio, ma piuttosto a una richiesta vincolante. Ha risposto SI’ nelle Scuole dell’Infanzia una percentuale molto bassa (2,25%) mentre nei nidi l’adesione è stata nettamente più alta.

IL PROBLEMA DI UNA NOTEVOLE DIMINUZIONE DELLE DOMANDE DI ISCRIZIONE sia nei nidi che nelle scuole dell’infanzia: qual è il motivo di tale situazione? Come si fa carico il comune di venire incontro alle famiglie in difficoltà economica? Quali possono essere i modi per abbassare tariffe fra le più alte in Italia? A corollario di questo si aggiunge che due anni fa il Comune dichiarava che, se possibile, nelle scuole materne sarebbe avvenuto il passaggio dalla tariffazione forfettaria per il servizio mensa (= si paga un costo fisso al mese) alla tariffazione a consumo (= se un giorno un bambino non mangia a scuola, quel giorno non paga) come già avviene alle elementari e nei nidi. Oggi questa possibilità è stata semplicemente cassata dall’assessorato senza dare in merito nessuna spiegazione.
In aggiunta a queste due importantissime questioni, di carattere più generale ce ne sono molte altre fra cui la scarsissima erogazione di fondi per il funzionamento delle scuole (negli anni i contributi comunali sono calati del 70%) caricando così le famiglie di spese notevoli anche per i materiali che nulla hanno a che fare con l’aspetto educativo, quali per esempio i materiali sanitari; la situazione di usura degli edifici scolastici e la quasi inesistente manutenzione degli stessi; il problema delle carenza di supplenze; il problema della esternalizzazione del servizio degli insegnanti di sostegno e la probabile diminuzione dell’orario di copertura.

L’11 giugno terminano le lezioni scolastiche in tutto il Piemonte. Terminano in una situazione particolarmente difficile: il Senato, proprio in quei giorni, esaminerà il disegno di legge targato Renzi-Giannini e sarà in corso l’agitazione sindacale che prevede il blocco degli scrutini. Non sfugge a nessuno di noi che si tratta di un provvedimento che nuoce gravemente alla scuola perché:
Penalizza numerose categorie di insegnanti precari e non rispetta il dettato della Corte di Giustizia dell’UE che obbliga il nostro paese a stabilizzare tutti coloro che hanno maturato 36 mesi di servizio;
Non prevede risorse aggiuntive per il funzionamento della scuola;
Accentra il potere nelle mani del Dirigente Scolastico, alle cui scelte verranno assoggettati i docenti sia per quanto riguarda la loro collocazione nelle scuole, sia per quanto riguarda il riconoscimento retributivo legato alla professionalità. E si potrebbe continuare.
Si tratta di una “falsa riforma” della scuola, quasi dettata parola per parola dai poteri forti del nostro paese, ansiosi di bloccare per sempre il faticoso, ma appassionante percorso che ha permesso alla scuola di essere sinora un luogo di collegialità e di condivisione nonché di limitare la libertà di insegnamento. Non è la scuola “organo costituzionale” di Calamandrei. È la scuola del conformismo che aspira ad assomigliare a un’azienda.
Naturalmente si cercherà di far passare il disegno di legge “a scuole chiuse” per evitare la protesta. Ma è un calcolo sbagliato. La protesta non va in vacanza, neppure in via Asti. Proprio per questo, abbiamo organizzato
IL GIORNO 11 GIUGNO, DALLE H.17.30 ALLE 19.30 DAI NIDI ALL’UNIVERSITÀ nella Caserma La Marmora, in via Asti 22 tre tavoli per discutere i seguenti temi: Il segmento educativo 0-6 , per cui alleghiamo uno specifico documento; La scuola primaria e secondaria; L’università, che potrà essere, e in parte è già, oggetto di provvedimenti per farne “una cattiva università”.
Ci auguriamo di poter contare sulla vostra presenza e sul vostro contributo.

Chiara Acciarini - Alessandro Azzolina - Sabrina Di Carlo  del Coordinamento di Via Asti

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